Master Mind Professional intervista su questo argomento l'architetto Jacopo Carli, socio fondatore dello Studio Eutropia di Firenze.
Jacopo ci racconti in breve chi sei e che cosa fai?
Sono un architetto e uno dei soci fondatori dello Studio Eutropia architettura, uno Studio associato che si occupa fondamentalmente di progettazione di spazi pubblici e di spazi privati. La nostra peculiarità è quella di essere uno studio atipico perché siamo sei soci che hanno iniziato la propria attività tra i banchi universitari, quindi la genesi dello studio nasce quasi 20 anni fa ed è una emanazione diretta di quello che è stato il nostro percorso di formazione. Questo ha sicuramente mantenuto anche un rapporto stretto con l’Università, la formazione e il mondo dei giovani e ci ha resi probabilmente una struttura piuttosto contemporanea come tipo di strutturazione.
Non abbiamo un organigramma classico piramidale, ma una struttura che a noi piace definire “vegetale”, caratteristica peculiare di tutto ciò che è veramente contemporaneo (internet in primis). È una sorta di network dove non c’è un capo effettivo, per cui se qualcuno dei soci manca la rete si ridistribuisce ruoli e responsabilità.
Siamo un gruppo di amici che è riuscito a resistere alle turbolenze del mondo della professione facendo questo switch che non è banale: dall’essere amici e studenti a diventare una vera e propria impresa.
Mi puoi dire se c’è un segreto per mantenere armonia fra sei soci?
Il segreto è la fiducia cieca tra di noi. La suddivisione dei compiti e degli introiti dello Studio è paritetica e necessita di una fiducia estrema nelle qualità e nelle caratteristiche di ognuno dei soci.
Il modello dello Studio Eutropia è difficilmente replicabile e esportabile poiché è stato coltivato negli anni e per questo non è facile riprodurlo.
L’accettazione dei pregi e dei difetti fra soci è un aspetto fondamentale per la buona riuscita dell’attività professionale dello Studio. Inoltre, la struttura dello Studio è contemporanea e non classica piramidale, proprio perché questa eterogeneità dei soci consente di non avere un core business eccessivamente ristretto, ma di riuscire sempre a trovare nuovi equilibri e di essere in grado di diversificare e resistere alle difficoltà del mercato.
Jacopo quali sono due caratteristiche che ti hanno permesso di essere oggi l’architetto che sei?
La curiosità, intesa come curiosità settoriale, nel senso che non sono curioso di tutto ma di quello che è sicuramente legato all’architettura che è un campo che abbraccia la realtà in moltissimi aspetti.
Spesso mi devo immedesimare nelle esigenze di clienti che possono essere diverse dalle mie. Il mio compito è quello di interpretare al meglio la loro visione del mondo e mediarla con altri fattori civili, culturali e sociali che ritengo altrettanto importanti.
Questo tipo di curiosità secondo me è necessaria per riuscire non soltanto ad avere una produzione professionale corretta e quindi ben eseguita, ma anche per cercare di prefigurare nuovi scenari e riuscire a interpretare quella che è la direzione della società. Quindi uno dei ruoli dell’architetto è anche quello di prevedere, progettare, nel senso di proiettare in avanti quella che è la visione del mondo che sarà.
Sicuramente anche la determinazione è fondamentale.
È necessario riuscire a bilanciare una certa apertura mentale con la determinazione a concludere le cose, a portarle a termine. Siccome i tempi nell’architettura sono molto lunghi, quasi delle maratone, consiglio di lavorare con la mente aperta ma avendo anche un focus preciso sui tempi di progettazione e realizzazione delle opere.
Quale consiglio ti senti di dare a un giovane che inizia l’attività adesso?
Il mio suggerimento per i giovani che iniziano la professione è di essere molto aperti e di provare diverse opportunità prima di trovare la propria strada professionale.
L’Università ti forma a essere un progettista leader sempre, ma non è detto che siano queste le tue caratteristiche e non è detto che sia questo ciò che ti rende felice perché comunque è una grandissima responsabilità, è qualcosa a cui di fatto devi dedicare la tua vita e non tutti sono disposti a farlo.
Nel mio caso il primo lavoro è stato scioccante nonostante collaborassi con bravissime persone. Quell’esperienza mi ha fatto però capire cosa non volevo assolutamente fare e mi ha comunque permesso di trovare la mia strada. Per fortuna al secondo tentativo è andata meglio e ho capito il tipo di struttura che avrei voluto dare al mio Studio in futuro.
Come fa secondo te un giovane a sentire che la strada che sta percorrendo è quella giusta?
Secondo me per sentirsi felici nella professione di architetto è importante essere obiettivi con se stessi e cercare di capire qual è il proprio posto all’interno del mondo dell’architettura. Invece di seguire le aspettative degli altri o quelle sociali, è importante essere consapevoli delle proprie capacità, in modo da trovare il proprio posto in una fase specifica nel processo professionale.
In questo modo si può generare ricchezza e successo nella professione.
Quanto è importante avere degli obiettivi chiari?
È estremamente importante ma al tempo stesso occorre mantenere sempre attivo lo slancio creativo e seguire con passione il processo. Questo perché progetti che poi vengono realizzati durante la carriera sono davvero pochi.
È un mestiere dal tempo lungo e che deve darti la felicità giorno per giorno nonostante le problematiche che ti trovi ad affrontare quotidianamente.
Godersi il percorso è il segreto per vivere al meglio la nostra professione.
Quanto sono importanti le abilità relazionali oggi?
Sono assolutamente fondamentali. Servono per rapportarsi con i clienti e comprendere le loro esigenze e aspettative, per collaborare con altre figure professionali come ingegneri e geometri, per lavorare in un team di progetto e per negoziare con i fornitori.
Anche se sei un collaboratore che non vuole fare il disegnatore per tutta la vita, ma vuole avere una partecipazione all’interno dello Studio in termini di risultati e di appartenenza, saper fare squadra è un’attitudine fondamentale oggi.
Saper fare squadra è un'attitudine fondamentale oggi.